1/ ENEIDE
I VIRGILIO
VOl.UABIZZATA DA
ANNIBAL CAR#.^y,
FIRENZE,
(J. BARBÈRA, EDITOKK.
1S1I-2.
AI LETTORI.
Onsi studiosa die acquista un'edi- zione nuova di «n libro vecchio, liti diritto di sperare che questa nuova edizione vini:» di pregio tutte le pie- cedenti; ed ha pure il diritto di co- noscerequali cure vi siano state spese attorno, perchè la sua giusta speranza non fosse delusa, fc mio dovere per- tanto di soddisfare a questo secondo diritto, per indurre nell'animo dei lettori la persuasione che anche al primo si è cercato di soddisfare. ,
Da un attento esame delle piii pre- giate fra le molle edizioni di questo libro, mi venne fatto di scorgere che Cako. a
VI AI LKTTOBI.
qua e là in più luoghi esse discaro ilnvnno essenzialmente; tanto clic ai voler dare un' edizione più genuina che fosse possibile, ero mestieri di! risalire alle fonti; cioè all' edizioni!] principe, fatta in Venezia dal GiunUj l'anno 1581, ed assistita da l.epidoJ Caio, nepote di Annibale. Ma peri mala sorte cotosta fonte era avuta ini conto di molto impura dagli nomini j di lettere; onde il ritornare ad essa,] e riprodurla tal quale, non sarebbol stato altro che un ripristinare gli er-j rari. Volli nondimeno toccar con inu-j no, e mi avvidi che il giudizio dei] letterati non era ingiusto. Ma insio-i me conobbi che ciò era bastato pepi isbrigliare l'arbitrio degli editori, lai cui licenza crasi andato esercitando! in molti e molti mutamenti, suggo-! riti ora dal desiderio di far troppo! bene, che torna n male, e ora daUj l' ignoranza della nostra lingua e di] certe sue forine invecchiate.
AI LETTOSI* TU
l.n Tania di scorretto nuoce nd un libro, come la faina di buginrdo ad „„ uomo: « Anche se dice il ver non „l, ,'• rreduto. » Tate mi è seminata |a sorte di questa edizione Giuntina; clic so non è dell* più accurate, ba veduto però nascer da sè figlio molto
•u trascurate di lei. Quanto a me, io non lio voluto che questa sua mala fama facesse \e\p alla più severa im- parzialità; * <l°vc l'errore non era manifesto, alla Giuntina mi sono attenuto piuttosto che ad altra qua- ]un<l"e edizione. Ma come discer- „erc il v<-*r0 da' l"180? c'ù aP- niinto credo che consista l' uflicio e lo studio di chi invigila ad una ristampa. Il riscontro dell'originale latino, l'esame del contesto, l' inve- stigazione delle proprietà di nostra lingua, sono stati i miei criteri. Ma questi criteri qualche volta sono fal- laci, e spessissimo insufficienti ; on- de io posso bene essermi ingannato.
TIII AI LETTOSI.
Il lettore ne giudichi da qunl he saggio :
Libro I, verso 193, O.:1 Eolo a rin- j contro: a le, regina, disse, Convicnsi ] che tu SCORGA i tuoi desiri; Al. : * j scopra. Che scorgere significhi anche i scoprire, manifestare lo dice anche il vocabolario, e chi al vocabolario I non credesse troverà in Marcello Adriani il giovane {Trad. di Plutar- j co, Vita di A rislide, § 3) Si scorse { in senso" di Si palesò, si inanife- ■ stó, avendo il greco la voce t'ya! viti. — I,v. HI, G.: Le sarti; M.: le sarte, j Qiiantuni|ue non vi sia alcuna difrt-jj colta a credere che il Caro scrivesse J le sarti, come il Machiavelli disse le , pianti, il Borni le spesi, il Boccao | ciò le erbati, ed in limi i altri siinil-j mente,' pure il leggersi poi sempre 1
1 0. vale : L' Kdisiom Giuntina Itqgt... 1 » Al significa: AUrt tdiiioni liggono ; « I
inlotitliamo le più reconli.
' Vedi il Nwinucri, Tiùrta dti nomi, cc.1
Fug. 2»S segg.
AI LETTORI. IX
sarte in tutto il resto dell'Eneide mi ha fatto forse pentire di aver bisciolo /,. sarti. — I, v.328,G. : Per vari casi e per acerbi e duri Perigli è d'uopo A far d'Italia acquisto ; Al.: è d'uopo far il' Italia acquisto. Quell'u pare che ubbia duto molta noia agli edi- tori) perchè tutti la vollero bandita, e con questo ci regalarono un verso Binilo cadente, e slombato. Suppo- nendo, quel che essi doveron sup- porre, che queir a faccia le veci di per, a fine di, certamente non se ne cava senso: ma supponiamo che stia invece della particella (ti; nessuno avrà difficoltà d'intendere queste pa- role: li d'uopo DI far acquisto d'Ita- lia per vari casi e pericoli, Iiesta però sempre a provare che Va stia invece del di, e che si possa indistin- tamente «lire : È d'uopo di fare una cosa,o È d'uopo A fare una cosa. Io credo che una tal prova si abbia in questi esempi dello slesso Curo, VI,
X AI LETTOIH.
v. 1 115: Indi a venir n'è ilalo Negli ampi elisii campi; e XII, v. 1107: Stan rtubie a cui ili lor marito c donno Sia de la rmen lo \ diven ir coiw cesso; nei quali casi noi ora diremmo, ncèdatom venire, o, necdatoi<enire{> concesso di divenire, o concesso diva* tiirc: mentre invece lostessoCaro,YU,i v. 433, ha ri etto: Incrini inda va D'alzar | gli alberghi e i i fondar le nutra, ovai noi ora comunemente diremmo, comiiir/ni'd ad aiMF f/Ii alberghi el A fondar le mura. — I, ». 500, G.: 01 Dea, se da principio i nostri affamiti Jo contar ti volessi e tu con agioi Udiste una da mesi lunga istoria, | Non finirei, che fine avrebbe il giorni no. Nella parola udiste a tutti glil editori 6 sembrato di scorgere uni errore, ed anche a me sembra; poi-I chè, supponendo pure che udiste sia I in luogo di udisti, non è questo ili modo e il tempo del verbo che iti contesto richiede. Gli altri editori vi
Al LKTTOBI.
XI
danno sostituito nrfir; io, per osar ,n(.n«, ho ninlnto il I in *, e ne ho r.,Un udirne. — I. V..KUI, G.: Enea, c,ji la pti/emo. (,'(i«r. ::ii Qu«/ar non lascia, a le sue navi bigonci Spedi- sce Acale; Al.: Enea, l.A CUI paterna lenerevta Quotar non lascia, ec. Una u|c trasposizione, oltreché dà un VP,so fiacchissimo, distrugge a mio c, ,-rleio là sintassi. - III. v.<>98, G. : Sni'i 'n /"Ho io ('ASSENNO, <i pratico,
Vi ripe'» più volte e ti rammento J x\.:..--t'acctnno; Vino.: Efottm i//i«< fiiii, natedea,pro<lucom»ibus unum pronlicam, et repetens iterumque l/critmgiie uonebo. — III, v. 895,U.: È...- capace Di molli legni il porto ore sorgemmo; Al.: ove giuijnemmo. l| verbo sorgere ha il significato di approdare, e glielo danno anche i vocnbolarielli ad uso delle scuole. Eppure qui gli editori hanno creduto di negarglielo, mentre poi glielo han- no concordemente concesso al L VI,
XII AI LETTORI.
t. 1042: A la riva Del mar Tirreno i i7 mio navile è sorto. — IV, ». l'J3, I f!.: Or poi che la meschina Fu da' tanto dolor dia tanto affanno \PPitE- ! SA evinta; Al.: Oppressa; Virg.: Ergo ubi concepii fnrias evicta dolore. — V, v. 1010: E tu de' tuoi Ciò che t' avanza.... a lui si lasci. Cosi leg- gono tutte le edizioni; e noi per ihir sintassi al periodo eravamo tentati di scrivere a lui qui lascia, o, a lui si lascia : ma non abbiamo osato. — VII, ' v. 975, G. : Tirar lame «"acciaio fila d'argento; Al. : rf'ACClAH. Come noia, gioia e simili sono monosillabi nei versi di molti poeti, e fin del Panni, cosi acciaio qui 6 bisillabo, quantun- que in altri luogbi il Caro stesso lo j faccia trisillabo. — VII, v. 1018, 0.: j Conia madre il poderoso ni. Imi ini vi si mescolò quando di Spagna, Da I Gettoni estinto (cioè, dopo avere j estinto Gerione) ai campi venne Di ! Laurealo; \\.:... Di Spagna, Estinto
Al LITTORI. XIII
Cel ione, ai campi venne ec. Io non so se possa darsi mutazione più teme- raria. — IX, ¥. 177, Quante.... Eran le navi, tantk ili donzelle Si vìiler per lo mar termi aspelli. Cosi, die- tro alla Giuntina, «.ulte le edizioni : io ho creduto di dover mutareil fan fi* in (Olili.— IX, v. «186, C: Tonùdal manco Seueso lato; Viro.: De parte serena li\tonuilla,vum;\\. : Tonódal manco SiMSTRO(!) lato. — IX. v. 1H7,G.:W grave sasso.... Va l'alio ordigno, ov'era diami appreso, Si spicca e piomba; Al.: appeso. Mi pure che il testo dia ragione alla Giuntina: Saxca pila cadit, magnis quam molibus ante constructam ponto iuciunt.— X, v. 1-249, G.: E 7 /ho fallo; Al.: E'I tuo fato; Viro.: Faclaque.
^addurre i molli altri esempi che potrei, e l'additare i luoghi in cui ho credulo dovermi scostare dalla Giuntina e seguire le altre edizioni, riuscirebbe non meno grave al let-
ZIT li LITTORI.
lore che a me. E giù le mie pnroli son troppe. Mi occorre perù ancori di dire che non in' 6 piaciuto d'imi tare l'esempio di'gli altri editori, i qualf hanno ammodernato molti va. cnboli. Ed ho lasciato il suffocare, il Bora, il fulgurò, il ver ti, lo sberao, V uccisione, V occiso, V effigi, il prò. fetezza, le redine, il sussidio, l'è*.. sequire, il Volcanoe moltissimi altri. Ma come l'uso di queste forme non era costante nella (iiuntina, cosi an-< che qui si è mantenuta In stessa in. costanza e vi si legge pure sussidio, uccise, folgorare, Vulcano ec. ec.i Questo minuzie mi pare che giovino^ alla storia delle parole.
Quanto all'ortografia ho tenuto questa regola, che, trattandosi di versi, mi è semhrata la più sicura:' se I' uso odierno non induceva nlcu- I na variazione di armonia, di accenti,] di suoni o di consonanze, ho seguito 1" uso odierno : e cosi di a i, de i, I
Al LETTORI.
XV
ne . e simili lin fatto ai, dei tifi ; nin «love per seguire quest' uso era mestieri aggiungere o togliere una qualche lettera, onde ne usciva quat- erna delle dette variazioni, l'uso an- tico mi è parso da preferire : e però di .ti come, di poi che, di a le, di ne la, non ho fatto siccome, poiché, aìle, nella.
Dirò per ulymo che ad utilità de- gli studiosi è stalo fatto precedere il poema dagli argomenti clic dettò in latino il Uiibner per la elegantissima edizione del Virgilio di Didot, e che tradotti e cosi riuniti in principio del libro, formano una succinta narrazio- ne dei fatti d'Enea. Si è creduto pure di provvedere al comodo dei lettori mettendo nel margine superiore di ciascuna pagina la numerazione dei versi ituliani, e nell'inferiore quella dei versi latini corrispondenti.
1860.
Antei.mo Seveiuni.
»
ARGOMENTI.
Vr 1 ■ cifre noUte In qnwtl Àrforoetitt richU. ■ijno U ngmerailont del T«il Uliui che e a |>i* jl eiai pafin* del libi©.
LIBUO Ì.
protasl ed invocazione della Mafia 1-11. Glouono a danno dol Troiani domanda od .«ione da Eolo elio scatoni una violentie- tim > tempeala contro di loro, ebo naviga- no djlla Sicilia lu Italia. 12-123. Nettuno .argo a lodare la burrasca; e 1 Troiani, balestrati dal mare e dai venti vorto la Libia, 'i approdano, 124-1J8. Enea, preeo terra! fa preda, alla caccia, di ietto groael cervi,' che dì«triboi«ce, nno per ciascuna, alle «etto navi campato dal naufragio; quindi cerca di rianimar» t anol compagni, ,1» slancili del lungo errare, colla »po- "anta del vicino riposo, 159-22?. Frattanto Youao patrociua appo Giove la causa dol
xvni
AMKUUMTZ.
■no Enea • da' Troiani: e Giovo, erelatolo 1' arcano dei futi, consola il doloro dulia figlia eolla sporanza di una felice posterità, e della futura grandezza di Konia, 223-206; o intanto naacostameute manda Mercurio per disporre a mitezza verso i nuovi arri- vati l'animo do'Peni, 297-304. Quindi Ve- nere ai fa incontro ad Enea che ignaro do' luoghi andava attorno per esplorarli, gli annunzia che lo navi disperse erano salve, e in pari tempo gli mostra Cartagine, eoi poco lungi di la stara fabbricando nido- rie, '303-430. Enea, per favore della madro nascosto con Acato dentro di una nube, en- tra in Cartagine; quivi ammira le opere a coi si dà mano, e redo i suoi compagni ninorovolmento accolti da Didone, J'1 ■ >■;'> S'apre la nube: e Didone stupisce alla ri- sta o all'avventura d'Enea, lo conduco alla reggia, manda por Ascanio con doni, ed invia gran copia di vettovaglio ni compa- gni \ Enea, 685 036. àia Venere diffidando di un'ospitalità concessa in terra derota a Giunone, ed anco doli' indolo Ocra do'Pe- ni, rnpisre Ascanio ai boschi d'Idalia, o in sembianza di lui manda il suo Cupido, perchè fra gli abbracciamenti e I baci della • regina, lo Inspiri insensibilmente focoso amore d'Enea, 657-722. Gran convito nel» l' aula Didono prega Enea che le narri
aRGOWFSTI.
j- eccidio di Troii, i noi cui. 1 sool lon-
(bi errori, 723-750.
L1B10*II.
Banche * malincuore, Knca eort racconta i limosissimi eventi, 1-13. 1 Greci, affranti j,||a decenne guorrao diffidando del pruprio .«loro, ricorrono all' ingrano: facendo »i»U di foggi™. »e|«g«',no » Toncdo, 0 diotro
,el|- isola li nascondono, dopo aver lasciato
„l lido o» cavallo di legno, in cui nvor» Jineliioso i più eletti fri i enpl dell'eser-
il0 « die avevano costruito di Unta gran- i-ira. da non lo poterò «cogliere entro le
orto di Troia 1 Troiani parte indotti dalle frodi Ji linone, parto atterriti dal suppli- co di I.aocoonte, demolita una parte del _nf<1, trascinano il «vallo fin sull» ròo- 14-249. A nolto avantata I Orcei rivo-
„ti da Tencdo inradono la città, lo coi Cardie erano già stato ucciso dai guor- Jie,i nielli dal cavallo, 260-287. Intanto Ettore apparisco in fogno nd Enea e lo esorta di provvedere ni «no scampo colla f a, e ,li vulvare dall'Incendio gli Dei pa- y| Jo3-J»7. Ma egli, anteponendo alla foga
ina morto onorata, corre alle armi; e in
CI
ARGOMENTI.
■ni primo far impeto la Corinna arrido al j Troiani, ondo, soguondo il consiglio di Co- I rebo, indossano le armi doi nemici uccisi; 1 ma pel riconosciuti dai Greci e presi in incarnino dagli amici, finiscono oppressi 1 dalle armi dogli uni o degli altri. 203-437. J Frattanto si dà l'assalto alla reggia di'] Priamo, che muore miseramente trucidato da Tirro tiglio di Acbillo, 438-55S Tonfata j indarno ogni prora/Enea, vedendo gli stesai J numi dar mano alla distruzione di Troia, j affida al padre suo AncUise gli oggetti sa- J cri, e toltosi lo! su le spallo, preso Ascanioj J por mano, ingiunto alla moglie Creusadise*- i guirlo da presso, si dà alla fuga, 559 729. J I Greoi l' inseguono. Nel tumulto si amar- 1 risce Creusa: ed egli a ricercarla montroJ invano ritorna e s' aggira per gì' incendi 1 della città, redo fargìisi incontro l'om-1 bra dolla consorte ebo gli fa vaticinii in- J torno all'Italia, o gli raccomanda Asoa- J nio, 730-794. Allora ritorna al luogo ov'era- 1 no i complgnl, e vede che vi a'ò accoltaìj gran moltitudine di uomini e donne, pronti tutti a seguir la sua sorte, 795-804.
iMOHMK
XXI
LIBRO HI.
Caboti TroIa*Enoa raccoglie 1 superstiti uii s-:» hi assolto, proavo A diandro, un'ar- mata di rénlì nari, fa rata, ci approda pri- mieramente nella Tracia. Quivi mentre sta gettando le fondamenta di ana città, ò at- territo dal prodigio di Polidoro, ucciso già da PoHmostore : onde talpa di onoro e prende terra a Dolo, 1-77; dove consal- tando l'oracolo di Apollo, ne ba il responso cn(l « deo ritornar* all'antica madre della gUA gente: > il qualo oracolo male ìutor- sretato da Ancliiso fa volgere i Troiani a Creta, 73-120. Ivi, quando già sorgevan lo «ora. °n 1 Herissima pestilenza H flagella. Onde Knca, ammonito in sogno dai Penati, abbandona Creta e si dirige rorso l' Ita- lia, 12I-AW» In qnusla navigazione còlti (; i improvvisa tompeata, son gettati allo Isole StrofaJi, di dove respinti dallo offeso delle Arpie e dai tristi presagi di nna di esse, Ccleno, riparano ad Azzio, e vi cele- brano Ì giuochi In onore dì Apollo, 270-290. Di là si tragittano a Coreira, e nell'Kpiro, che allora era soggetto all'indovino Kleno, ai figlio di Priamo. Il qaalo dopo le ac- ooglienze onesto e lieto ospono ad Knea tatti i pericoli di terra e di maro elio gli Caro. • B
AHOnMKNTI.
restino a correre, e gli mpro I' arcano del I fati, 291-505. Lisciatosi dietro 1° I | ir», Knea, costeggiando Taranto in sulla punta, I d'Italia, arriva in Sicilia, in luogo noli lontano d.il monto Ktna : dove raccoglla'! A<h*menido, un Orafo abbandonato di l'Ila- 1 so nell'antro del Ciclopo: allo preghiera] e alle notizie di costui intorno ull'im-j inanità dei Ciclopi, Enea scioglie di nuo-J to, 5lMVfl3.*l; e memore dogli avvisi di Kld*9 no, per causare Scilla e Cariddi, fa il lungo giro della Sicilia, finche, giunto a Prepano, Ivi perdo Anehise, che se nt muore por vecchiezza, 684-711. Di là, men- tre naviga verso Italia, e sbalzato in Af- frici da quella bufera che è narrata nel primo libro. — Qui Unisce la narrazione di Enea, 712-713.
m LIBRO IV.
DIdone, accesa d'amore per Enea, scopi»! la sua passione alla sorella Anna, e aaJ guendo il consiglio di lei volge l'animai all'idea delle nozze, 1-99. Allora UiunoatJ por potere più agevolmente allontanarli Enea dall'Italia, tratta con Venero perchl anch'essa consenta a questo nozzo. ed a,
AROOMfXTl. Min
lei stessa commette di trovarli* il modo e l'opportunità, 90-128. U dimani Enea con l 'rione usciti ad olia gran caccia sono sorpresi da un turbina mandato da Giuno- ne: on'ie la numerosa lorcitìva * dispersa, ed Knea con sola Didon* riparano ad una caverna: quivi seguono lo 'infausta noz- ,e, 129-172. Jarba ro de'Grtull, alla notì- zia elio gii reca la fama di questo amore, mal sopportando di Tederei da Didono po- sposto ad un forestiero, no chiedo vendetta B Giove: il .quale, spedito ad Knea Mercu- rio, gli ingiungo cM abbandonar subito l'Af- frici o navigare verso l'Italia, I73-27S. Al cenno di Giove, Enea di orline che di na- scosto si mettano in punto le navi, 270-295. .Mi Didooo, insospettita di questi prepara- tivi, ne muovo gravi querelo ad Enea, o pregando e piangendo si affanna per istor- iarlo da' suoi propositi: quindi per luter- ei-,-inno della sorella tenta d' impetrar* elio almeno si trattenga ancora por po- co, 290-449. Tutto è nulla. Sicché la regi- na, non reggendo a tanto dolore, decreta di morirò, 450-473: o fatta allaro nell'alto della roggia una gran pira, Ungo di voler celebrare certa cerimonio magiche per li- berarsi di quell'amor*, 474-521, il quals iaveco, diventando furore, la fa dare in iitiunio, 522-553. intanto Enea, novainuuto
XXIV ARGOMENTI.
avvitato in togno da Hercnrio. nottetempo «I metto in mare, 553-588 Didono, U mat- | tina. vedendo i Troiani già in .Ho, impreca j ogni malo ad Enea, consacrandolo allo fa- I rie, 584-62»; poscia per allontanare da ai J ancuo Barca, la notrico dol primo ano ma- l rito Sicboo, la manda con nn preteato dalla I aorolla, o in quol tempo ai dà la mor- to, 000-705.
LIMO T. '
Enea montro veleggia Torto l'Italia i traaportato io Sicilia dalla violoma d' nna procella, 1-84. Quivi amorovolmonto accolto da Aceale, celebra Tanniversario solenne al alani di ano padre Anchise, coi lo ateaso giorno dell- «Uno precedente aveva «orpel- lilo a Propano, e gli conaarra il tumulo al giuochi, 33-103. Nolla corsa delle navi vino Cloanto, 101-285; in quella a piedi vinca Eurialo por inganno di Klso, 284-362. Il vecchio Entello al pugilato abbatte Darete, ebo menava giovanili iattanze, 363-484. Nel trar d' arco aupera tutti Eurizione, ma per nn prodigio 11 premio viono aggiudicato al vocebio Acoate, 485-544. Quindi Aacanio In compagnia di nobili fanciulli rallegra tutti
1B00UIKTI. t XXV
eolio speltscolo di giuochi equestri in fini» battaglia, 640-603. In questo meno le donna troiane, stanche della lungi navigazione od litigate da Iride, appiccano il fuoco alle pjvi, e ne incendiano (.Mitro: le altro salva Giove con nna pioggia improvvisa, «04-699. Li notte seguente Anchine apparisce in so- gno ad Enea, ed a nome di Giove lo avverta di lasciare donne o vecchi in Sicilia; a che egli col forte del giovani proiegua alla volta i- Italia; a li cho si rechi noli' antro dulia Sibilla, la linaio deva condurlo ai campi Elisi per udire da* Ini stesso il reato de' fa- ti, 7UO-740. A queste ingiunzioni obbedisca Enea dopo aver, fabbricato in Sicilia nna città, cui di* nama Acuta, 741-778. Men- tre è in mare, Nettuno a preghiera di Ve- nere gli fa sicuro il viaggio, 779-834. ila l'alinitro il piloto, vinto dal sonno, cado in maro e con osso il timone, «35-871.
LinitO VI.
Sorto a Cnma. Enea va nell'antro della Sibilla; a celebralo secondo il rito un sa- crificio nel tempio di Febo, dalt'invasata Si- billa apprendo gì' imminenti pericoli o i casi della vicina guerra, 1-97. Seguono le
AMHHUUHL
istruzioni per impetrare il permesso di scen- dere in Inferno, 09-155. Trovato snl lid* il cadavere di Mise no, lo bruciano, e gli dan sepoltura ni pì< li del vicìn monte, cht> da eìò prendo il nomo di Sii seno, 156*235. Quinci, colto H ramoscello d'oro e s.i-*r id- eate le vittime. Enea guidato dalla ! Sibilla,' per le grotte d'Avorno discendo all'Inter* no, di cai si descrive l'ingresso, 96 -33*. l'ali il uro errante intorno alla palude Stigia, perebù il ano corpo è privo d^sepoltura, de* sidera tragittare insieme con loro ; ma la' Sibilla lo impedisco, o Ini consola ron la speranza di un ceuotado edi esequie. 33T-3"J8.. Passata la Stìgo e assopito Cerbero con Co*, eacce modicate, Knea trascorre per le sedi degl'infanti o dei condannati per falso de- litto : e di là giunge ai violenti contro sa per insotTeronza d'amore, e fra questi pari*; a Didono, che sdegnosa non gli rispondo, ma gli st toglie dinanzi, 334*476. Tassando ol*| tre, scorgo Deifobo fra lo ombre dei valorosi In arme, tutto malconcio da molte ferito, a. da lui gli è narrato il misero modo deliri] tua morte, 477-534. Lasciatosi quindi a si-i nistra il Tartaro, e sapute dalla Sibilla la pene dei malfattori, 535-627, va alta reggi*] dì Plutone, o sulla soglia di essa configge H ramoscello d'oro, 628-636. Dopo ciò por- fieno alle sodi de' beati, o là Museo lo eoa»
ACGOUEXTI.
duca al cospetto del padre, 637-678. Allora fucili*0 «pi "(a ad Enea l'origine, U purga- zione s l'ultima aorte delle animo, 679-7.">.>; ^ ■ u l'enumerazione dei re di Alba e di i;, ,ni-i, o ricordati . ini nomi il" ili ur.tr Ì Romani, vi i-nò alle Iodi di Giulio Cesare e ^•Augusto, 756-859; • Unisce, levando a Ctelo Marcello, figlio "di Ottavia, colpito da immatura morte, 860-888. Enea, uscito al- l'aria per la porta d* avorio, rivede i com- pagni, ed arriva a Gaeta, 389-901
LIBRO VII.
Gaeta è così detta dal nome della nutrice Enea che ivi fu sepolta, 1-4. Da Gaeta l'eroe vedendo i lidi della dimora di Circe, col vento in poppa imbocca noi Tevere, e rogando contr' acqua approda nell'agro Lnu- rente, 5*36 Invocata di nuovo la musa. Il poeta narra quale fosso in quol tompo lo ■tato del Lazio, e da quali prodigi fo«i»a «tato anche quivi annunziato l'arrivo del Troiani, 37-106. Enea si accorge cfuor ve- nuto il termine del lungo viaggio dal ci- barli che ì suoi fanno delle mense : adora gli Dei, e manda oratori con doni al re La- lino per domandaro tanto spazio di tcrrono
XXVTIt ARGOMENTI.
da f*bbriearo una città. Quindi a* accam- pa, 107-159. Latino accoglie lavorerò) menta gli ambasciatori, e concedendo più che non gli si chieda, offre in {sposa ad Knea la *aa> figlia Lavinia. 160-280. Ma Giunone, irritata ai prosperi successi dei Troiani, croca dal- l'inferno la Furia Molto per disturbare la pace, 296-340. A letto infondo Io sne furio prima in Amata, moglie di Latino, poscia In Turno, a col era già stata promossa in ma- trimonio Lavinia, 341-474; e finalmente con ano frodi metto lite fra la gioventù troiana, e I contadini del Lazio, 4 7. Va 10. Essa stessa, dall' alto di nn luogo da fiato alla tromba di gnorra ; onde no nasce un combattimento. Importati i morti in città, Turno ed Amata occitano il re Latino a prender lo armi « vendicare l'ingiuria, 61 1-590. Ma poiché Latino, memore dei fati e della giur.it» atloauza, resisto costantemente, Giunoni stessa apro le porte della Guerra, 591-022. c Attor l'Ausonia tutta, ch'era dianzi pa- cifica e quieta, s'accese in ogni parte.» — ' Lunga o stupenda rassogna delle genti e dei capitani d'Italia, 623-817.
ARGOMENTI.
XXIX
LIBRO Vili.
Alzata 11 scenata di guerra ioli» ti": di I.auronto, 1' esercii» italiano ai raduna in- torno a Torno. Vooulo è mandato ad Argi- rippa « Arpi .per iaritaro Diomoda alla, coniano lega, additandogli il comuno peri- colo, 1-17. A fonato gravi minacce Knea, valendosi mal difeso por lo scarso nnmero □Vsuoi, a consiglio di Tiberino va, so pai fiome • l'or quei Juoghl dora poi fo fabbri- rati lioma, o do»o altari regnava Kvandro, a1 monto Palatino in ani città chiamata Tal- lunteo, IS-1U0. Kvandro, benignamente ri- cevo Enea, che gii domanda soccorso, 101-133. l o fa assiatoro ai sacrifici di Krcolo che al- lora stara celebrando; glie ne apiega 1" ori- gine, che fo l'uccisione di Caco, 184-287; elio no dimostra il rito, e gli addita i luo- ghi più famosi por quelle impreso di Erco- le J69HS9. Intanto Vulcano allettato dallo cardio di Venero si prepara i fabbricaro b armi per Enel. Si descrive la sua ofdci- na 300-454. Il giorno di poi Kvandro, chia- mato Enoa In disparte, gli espone corno sia volere dei fati ebo 1 Tirreni prestino soc- corso ai Troiani, 455-51V. Voliere dal ciolo mostra ad Enea lo armi o i segni della vi- cina guerra; ondo egli con cerimonie si di-
Caro.
XXX
ARGOMENTI.
«pone a partirà por recarsi fra i Tu«i : o il rocchio Evandro commosso dico un amaro addio all'unico figlio rullante, che parta capitano di quatlroctnto do' suoi cavalie- ri, 520-596. In un bosco Ticino al rampo doi Tirroni, Yonero porta le divino armi al Aglio, che ne ammira la stupenda bellezza, 597-625* e massime dello scudo, in cui souo scolpito le futuro glorie di Koma e di Cesare Angu- sto, 026 •?:<!.
MURO IX.
KoU' assenza di Enea, Turno, istigato da Giunono por mezzo di Iride, acconta P eser- cito agli acca in pam enti dei Troiani, dio si ton^ouo entro la fossa e le mura, 1*46. Sde- gnato che nessuno venga in campo, tonta d'incendiare lo navi troiane, 47 76. Ma la Madre Idea, nel cui Losco furono tagliati i legni di quelle nari, ottiene da Giovo di potorio salvare dulie fiamme e convertirle in ninfe marine, 77-125. Turno vuol per- suadere ebo questo portento sia contro ai Troiani, perché cosi Giove toglie loro ogni mozzo di fuga; onde investe sempre più la città, 126-1G7. Mentre i condottieri troiani sono a consulta per trovar modo di spedir»
, ARGOMENTI.
an inf«M ad Enti, che lo istruisca dol pe- riodo de' suoi, Nìso ed Euri alo, duo gio- vani amicissimi, ti offrono a questo ri- schio, 109-245. Applsjfttl da Moto • da e acro in pugniti dai più fervidi voli di tutti* i due giovani escono e fanno s: r igc delle sentinelle, sepolte nel vino o oul yonuo; e indossano lo loro spoglie, 246-303. Sia noi ritirarsi, scoportl il raggio dell* luna dii civilìori latini, corrono ad un* ri i-i na solvi, dove Kurialo sopraggiunto, malgrado lepregbioro di Niso elio si offro fl morto in luogo* doli* amico, è truci. iato ,i i Yolscente. Niso, dopo aver vendicati valorosamente la morto doli' amico, trafitto indi' esso di tante punte cade sul cada- vere del caro compagno, 367*410. l.e loro testo portato in punta i duo picche nono riconosciute dai Troiani cho aiuaratnonto «0 no addolorino, e li midro d'Euriilo no mania disporiti lamenti, 430-502 Turno intanto muove air assalto con tutto le Tor- so: grande strage da imb*» le parti. Primo fatto di Ascanio in gnorri: Apollo però gli ordina di ritrarsi dalla zuffa, 503-603. Pindaro e Bizia, troppo fidando alla pro- pria forza, aprono li porti della città troiana, e Turno con molti nemici irrompo poi mozzo doì Troiani, o no mena ampia strage, 664-777; fìnilmente circondato dal
XXXH AROOMKNTI.
nomerò, a poco a poco « costretto di retro- cedere verso quella pirte dell» citta cho è bagnala dal fiume, dorè gettatosi a nuoto, ritorna salvo ai compagni, *
unno x.
Giove, convocati gli Dei a concilio, li esorta alla concordia. Venere, d»p« essersi lagnata del pericolo a cni »i troiano espo- rti i Troiani e dell'odio implacabile di Giunone, domanda un qualche termino a tanto calamità ; ma Giunone rimanda la colpa di tanti mali ai Troiani e a V'onera stessa, 1-91); onde Giore, non trovando ma- niera di por Dna allo contese, dichiara dt non voler favorirò nessuna dello duo parti, e di rimettersi in tutto ai Tati, 100-117. In- tanto i ltutuli con tutto le forte assalgono, o i Troiani difendono la città, 1 18-145. Mentre questo si fa noi Lazio, Knea, dopo avor ottenuto In Klrnria quanto deside- rai, con sussidi di molli popoli alleati ritorna al compagni, seguito da un'armata di trenta navi, 146-214. Nel tragitto gli ti fanno incontro le ninfe nate dalle nari ar- se; ed una di esse, Cimodocea, gli espone lo stato dolio cose, 215-2Ó7. Enea, giunto
ABQOVtttt
XXXIII
in vi-ta de* suoi, fa pronder Urrà agli ar- mati; quando I Uatuli, deslaUndo dall'as- salto. Untano 4' impedire lo sbarco. Grande «trago da ambo, lo parti, 25H-361. Pallante, ,lopo atnpenda prore di valoro, rione nc- cisu e spogliato da Torno, 362-509. Enee pur dolo/e e rendette* del morto amico fa eccidio do' Untoli. Ascanio, con nna sor- tita, unisce le sue fori* e quelle dot pa- dre, 610*605.. A questi fatti Giunone com- ni ossa, tornendo por la vita di Turno, ottiene da Giore la grazia di salrarlo da. istremo perico'o, f mostrandoglisi in forma di fantasma somiglianU ad Enea, ai lascia Inseguire da lai, o cosi lo trascina lon- tano dalla zufl> aopra una nare, 606-6SS.
intanto, per volere di Giore, rin- franca la battaglia atterrando gran numero di Troiani e di Etruschi, 089-761; finché piagato 4* Enea, è costretto, per fasciare la ferita, di ritirarsi dalla mischia, in ciò proteggendolo il figlio Lauso, 762-795 ; che, mentre corca di far le vendette del padre, è ucciso dà Enea, 796-S32. All' annunzio di questa morto, Mezcnzio, cos'i ferito, monta a carello, o ritorna al combattimonto per vendicare l'uccisione del figlio; ma cade sotto i colpi della medosima destra, 833-903.
XXXIV AROOUKSTI.
LIBRO \\.
Ucciso Mezenzio, Enei vincitore inalza un Irofco a^ Mirto; poscia rimanda con gran pompa funebre il corpo di l'aliante alla cittì di Evandro, doro lo ricevono con universale cordoglio, 1-09. Intanto amba- sciatori latini domandano dodici giorni di tregua : 1 quali essendo concessi, e Troiani e Latini ricercano 1 cadaveri del suoi, e rendono ad essi gli ultimi onori, 100-224. Frattanto Venuto, cbo sul principio doli» guerra era stato mandalo dal Latini a Dio- mede por indjrlo a far ioga, ritorna di- cendo, essorgli «tati negati i soccorsi per combattere una gente cara agli Del, 22V2M. Latino, in assemblea consultando intorno a questa guerra, propone che si mandino ora- tori ad Enea per trattar della pa^e, 296-334. Ivi Urtnco o Turno, per odio inveterato eh» era fra loro, a vicenda li caricano d- in- giurie, 330-414. Frattanto Enea, divia» T osercito in due, manda innanzi por lo vi» aperte la cavalleria leggiera: ed egli per luoghi selvosi e montuosi cerca di riuscir» verso la parto più elevata di l.aurento. A tal notizia, l'adunanza si scioglie, o al provvedo alla difesa della citta, 445-435. Turno, scoperto por mozzo degli osplor»-
ARGtiMXKTI.
XXXV
tori il .13 «off no d'Enea, dirigo anch' egli l'esercito In due; ordinando che U caval- leria guidata da Vlosnapo o da Camilla fil fa --ci a Incontro alla cavar ori.» nomica: ed (.gh coi fanti al inette In agguato in rerto gole, P«* dove . Enea nacensarìamento do- veva passare, 4M -531 . — Narrazione che fa l'iana intorno alla vergine Camilla, noi r,iccomaudarla alla ninfa Opl, 532-596.— •.'centro delle dao cavallerie • vittoria lun- gamente indebita, M»"-6*< La vergine Ca- milla, 1 coi aplenlidi fati! accrescono per qmlcho tempo il ««raggio nei Latini, è uc- cit-.i insidiosameute da Arante, 649-815; il quali* poco appresso è trafitto da una frec- cia dì Opi, 336 947. I Rutuli Kgomentati per la morte di Camilla ai danno alla fo- ga; i Troiani si dispongono a dar 1* aesal- to, ^m-895. Di che Acca, una compagna di Camilla, recando la notula a Torno, que- sti abbandona le gole ove si teneva in ag- gotto, e vola in aiuto do'suoi. Enea gli tien dietro; 0 poiché pel sopraggiungere dell 1 notte non si può venire allo mani, l'ini esercito e' l'altro ei mette a campo dioanzi a Lauronlo, 896-915.
XIXV1 ARGOsTECTI.
LIBRO XII.
Turno refendo l'abbattimento dei Lati- ni, e che ornai solo in sè stesso poteva ri- porre ogni aperanza, malgrado le rimo* stranie di Latino e le molte lacrimo dell» regina che lo scongiurano a porsi giù dal- l'improsa, delibera di venire a singoiar tenzono con Enea, a gU manda la sfi- da, 1-106. Enea l'accetta; e le condizioni sono solennemente giurato da una parte • dall'altra: ma la ninfa luturna, sorella di Turno, eccitata da Giunone, subito la di- sturba, 107-243. Ad istigazione dello stosso augure Tolumnio, di qn:i e di la ai viene a sanguinoso conflitto, nel quale Enea fe- rito è costretto di abbandonare il combatti- mento, 244-323. DÌ ciò accortosi Torno fa dei Troiani intorno a sè nn monto di cadave- ri, 324-3S2 Intanto Venere con dittamo ero- tico guarisce la piaga del figlio, 383-429. II quale, dopo nna breve esortazione ad A Sca- nio, accorre di nuovo in ainto de' suoi, • provoca Torno a battaglia, chiamandolo a nomo. Ma questi per frodi della sorella Iutorna è vòlto altrove. 430-433. Perlochè Enea, fatta molta uccisione di Rotali, av- vicina tanto l'esercito alla città, da ap- piccare il fuoco agli steccati o ai primi odi-
ARQOMKNTI. XXXVII
fiz!, 486-593. Allora la regina Amata, cre- dendo che Turno foste spento, s' imponde a uo laccio, 693-618. Turno, sapute oneste enne, vedendo the netj può esimersi dì combattere da solo a solo con Knea,se par non voglia permettere che sotto i anoi oc- chi quella città alleala venga in potere de* nemici, provoca Knea, secondo fi patto, a donilo, 014-696. Enea vincitore in questo combattimento, mentre alle preghiere del caduto rivale sente già quasi commuoversi a pietà di lui, venendogli a nn tratto ra- duto il halteo di fallante sagli omeri del nemico, preso da subita tra, gli immersola ■pada nel petto, 697-953.
L'ENEIDE.
DELL' ENEIDE Libbo Primo.
Qiri.i.Mn cne già xra soivo o tra pastori pi Titiro sonaj l' mnil sampogna, E clic do' boschi uscendo, a mano a mano Sol pinimi » tolti 1 campii « Picnì ' voli n'oni' Incordo colono, opra cho forso Agli ngiifoli ù grata; ora di Marte
L'urini canto e '1 ralor del grand' oroe Che pria da Troia, per destino, ai liti D'Itali» e di i.avinio errando venne: K quanto errò, quanto sofferso, in quanti E di terra e di mar peripli incorso, Como il traea l'insupcrubil forza Del cielo, e di Giunou l'ira teuace;
GAM.-1. Iv.Iat. 1-4)
S l' kkkidk. [r. it. 8-381
E cou eho dura e sanguinosa guerra Fondò In sua cittadc, o gli suoi Dei Riposi: in Lazio, onde cotanto erobbo m Il nomo do' Latini, il roguo d'Alba, E lo mora o l'imperio alto di Koma.
Musa, tu che di ciò sai le cagioni, Tu le mi detto. Qunl dolor, qunl'outa Fece la Dea, eh' ò pur donua e regina Degli altri Dei, si noquitosa ed empia Contri un si pio? Qnal suo illune l'espose ! Per tanti casi o tanti affilimi? Ahi tanto Possono ancor là su l'ire e gli sdegni V Grande, antica, possente e bellicosa Colonia de' Fenici era Cnrtago, Posta da lungo incontr' Italia e 'ncontra A la foco del Tebro, a Giunon cara SI elio le fur net care od Argo e Samo. Qui pose l'anni suo, qui pnse il carro. Qui di porro avea gii disegno e cura (Se tale era il suo fato) il maggior seggio, E lo scottro anco unircrsal del mondo.
Ma gii contezza avea ch'era ili Troia Per uscirò una gento, onde vedrebbo Lo sue torri suporbo a terra sparse, E de la sua mina alzarsi in tauto, 15-21|
„ j LIBRO I. 1
Tanto avanzar d'orgoglio e di potenza, rh' ancor de l'universo imperio avrebbe: _ I j,, |t. l'arche la volabil rota rirar saldo dccroto. Bla. elio tema ivca di ci*, non posto anco in oblio Come, a difesa do'smji cari Argivi, Kesse a Troia acerbissima gucrriora: Ripetendone i semi e le cagioni. Se no sentia nel cor profondamento Or di P»" 'I g'u(,icio or l'arroganza xf Antigone, il cJhcubjto d'Elettra, Lo scorno d'Ebo. alfln di Gauimodo , la rapii"1 o i non dovuti onori.
Pa tanto, olfro al timor, favillo accosa Quoi pochi afflitti e miseri Troiani CITavanzaro agi' incondi, a lo ruiue, l| mare, ai tìroci, al dispiotato Aohillo, Teuoa lunge dal Lazio; onde gran tempo, Combattuti da' venti e dal destino. Por tutti i mari nndàr raminghi e sparsi: Di si gravoso affar, di si gran molo fa dar principio a la romana gente.
Eran di poco, e del cospetto a pena Do la Sicilia navigando usciti, E ciA proso do l' alto, a piono volo 121-35J
4 l'kxeide. [53-88]
Se no gian baldanzosi, e con lo provo E co' remi faccan l'orniti spumoso; Quando punta Giupon d'amara doglia, Dunque, disse, cb'io ceda? e che di Troia V'unga a signoreggiar Italia un re. Ch'io noi distorni? Oh, mi son cantra i fatil Mi sieno: osò pur Palladc, e potco Arderò e soffocar già dogli Argivi Tanti navili, e tanti corpi ancidere Por lieve colpa e follo amor d' un solo Aiaco d'Oilèo. Contra costui Ella stessa vibrò di Uiove il telo Giù dalle nubi; olla commosso i veliti E turbò '1 maro e i suoi legni disperso: E quando ci già dal fulminato petto Sangue o fiamme nuulava, a tale un tdrbo In proda il diò, cho per acuti scogli Miserabil ne fc rapina e scempio. Tanto può Palla? Ed io, io degli Dei Regina, io sposa del gran Giovo o suora, Son di quest'ima gonto ornai tant' nnni Nimica in vano? E chi piii do' mortali Sarà cho mi sacrifichi e ni' adori ?
Ciò fra suo cor la D«a fremendo ancora, Giunse in Eolia, di procelle e d'austri 13Ó-52J
iflfl LIBRO 1.
lo furio lor patria feconda.
> suo re ch'Ivi in un antro immonso Le'sonoro tempesto »J tempestosi Vonti. «1 romo « d'uopo, affrena e regge. Eglino impetuosi o ribollanti T i fra lor fimno oporquoi chiostri un fremito
Che lie *rcKm 1,1 torrs 0 " urlft " """>Us-
... cj jor sopra, realmente adorno
Di corona e di scettro, in alto assiso,
L'ira e gl'impotijor mitiga e molco.
So ciò uon fosso, il mar, la terra o '1 ciclo
Lacerati d» lor. confusi e sparsi
Con essi nndi i.m per lo gran vano a rolo.
Ma la r"ss!> ■>>"«?'<"• do1 Padrc ck'r"" Provvido a tanto mal serragli o tonoliro D'abissi c di caverne: o moli e monti
Lor s"P™ iinroao: od ■ re M* " treno No diò, eh' ci ne potesse or questi or quolli Con certa leggo o rattcncro o spingoro. A cui davanti l'orgogliosa Giuno Allor nmilo e snpplichovol disso:
EOI" (poi che '1 gran Padre del cielo l tanto ministcrio ti proposo DI correggerò i venti o turbar l'onde) Santo inimica a me. mal grado mio, 152-66]
C L" K.VKIDF. [109-132]
Naviga il ninr tirreno; e giunta a vista, E già d' Italia, ni cui reame aspira; E d'Ilio le reliquie, anzi Ilio tutto Seco v' adduco e i suoi vinti Penati. Sciogli, spingi i tuoi venti, gonfia l'ondo. Aggiragli, confondigli, sommergigli, 0 dispergigli almeno. Appo mo sono Setto e sotto leggiadro ninfe e bolle: E di tutte più bella e più loggiadra E Deiopèa. Costei voglio io, per mcrto Di ciò, che sia tua sposa; e tu clic seco Di nodo indissolubile congiunto, Viva lieto mai sempre, o no divenga Podi o di bella e di to degna prole.
Eolo n rincontro : A to, regina, disse, Conviensi elio tu scorga i tuoi desiri, Ed a me ch'io gli adempia. Io ciò clic sono Sou qui per te. Tu mi fui Giove amico, Tu mi dai questo scettro o questo regno. So ro può dirsi un elio comandi a' venti, ' Io. tua mercè, su co' Colesti a mensa Nel ciel m'assido; e co'mortnli in terra Soli di nembi possente o di tempesto.
Cosi dicendo, ni cavernoso monte Con Io scettro d'un urto il fianco aperse, 10G-82J
,c ropcut« a Btuolo i venti uscirò. n si» co' lot turbini ripieni . ^ivc e ili tumulto i colli o i campi. * 3niinclo u»asi i» KWPP0 cJ E"ro 0 No1 a-BTVcnturon nel mure, o fln «la l'imo i » turbar «1 elio ne fcr valli e monti ; Monti, eh' ni cicl, qnasi di neve aspersi. Sórti l''uu dopo l'altro, a mille a mille Volgendo, se ne giau caduchi e mobili Con suono e con mina I liti a frangoro. 11 gridar, lo stridore, il cigolalo De' legni- de le sarti e do lo genti, I nugoli elio '1 cielo o 'I di velavano. u buj„ notte ònd'era il mar coverto, I tuoni, i lampi spaventosi o spessi, fitto ciò elio s' lidia, ciò che vodevasi, Kappresentava orror. perigli e morto; Smarrissi Knea di tanto, o tale un gielo c„nli,si. cho tremante al cicl si volse Con le man giunto, 0 sospirando- disso:
0 inillo vo'to fortunati-e millo Color che sotto Troia o nel cospetto De' padri « de In patria ebbero in sorte Di morir combattendo! 0 di Tideo fortissimo flgliuol, eh' io non potessi IS2-981
8 i.'kxeidf. pr>8-182j
Cader por le tue ninni c lnscinr Iti Questa vitti affannosa, ove lascioll.i, . Vinto por man del bellicoso Achille, Kttor fumoso e Rarpcdonte altero? K se d'acqun perirò era il mio fato, Perchè non dove Xnnto. o Simoeiita Volgoli tnut'arnii e tanti corpi nobili ? i
Cosi dicea: qnand'ecco d'Ai|»ilouo Una buffa a rincontro, che stridendo Squarciò la vela, e 'I mar spinse a le stello: Fiaccarsi I remi; e là 'vo era la prua, Girossi il fianco: c d'ncqun un monte intanto Velino conio dal ciolo a cader giù. Pendono or questi orquolli s l'onde in cima: Or a questi or a quei s'apre In terra Fra due liquidi monti, ove l'arena. Non men ch'ai liti, si raggira o ferve.
Tre no furon dal Noto n l'are spinto: Aro chinman gli Ausoni un sasso alpestro I)n l'altezza do l'ondo nllor celato, Che sorgea primo in alto maro altissimo: F. tro no fur dnl pelago a lo Sirti (Misernbil aspetto) no lo secche Tratto da l'Kuio. e ne l'areno immersa. Una, che '1 carco nvea del fido Oronto [98-118]
[183 •-•07] imm. »
Con 1° I''c'n- nvanti agli ocelli
ni lui pori. Velina